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"La passione per il cavallo aveva costituito l'esclusivo interesse di un uomo stanco, il solo apprezzabile della vita. Un interesse ritenuto l'unico motivo per cui, da troppo tempo ormai, valeva la pena di mettersi in moto e accettare tutto ciò che, di piacevole e meno piacevole, comportava il posare ogni mattina i piedi per terra scendendo dal letto. Il lavoro con i cavalli, l'impegno che lo ossigenava e di cui non poteva fare a meno per sentirsi vivo, riguardava tanto la sua professione veterinaria, vissuta in modo piuttosto discontinuo ancorché partecipato, quanto la seconda, non meno amata attività: fare l'istruttore di equitazione. Sfaccettature diverse della medesima passione ma, almeno ai suoi occhi, da considerare di pari dignità". Comincia così lo spaccato della vita di Ruggero, veterinario e istruttore di equitazione che dalla morte di Erica, sua moglie, riesce ad apprezzare ancora qualcosa del vivere restando avvinghiato strenuamente al suo mondo: il cavallo sportivo. L'amore è cosa d'altri tempi e soprattutto, è legato a Erica, al ricordo incancellabile di lei che gli esaltava la vita. Ruggero non può nemmeno immaginare ciò che gli riserva ancora un'esistenza creduta definitivamente appiattita, destinata ad arrivare al suo termine senza ulteriori sogni. È Germana il fiore che sboccia tra le pareti del maneggio, è questa piccola donna che, con la sua sconsiderata e impudica giovinezza, lo riconduce nel mondo reale, fatto di passioni, di sentimenti, di gioie e di sofferenze, che lo riporta di nuovo alla realtà costringendolo a vivere.